Piaggio Vespa: la rivoluzione per la motorizzazione di massa.

Nell’immediato II dopoguerra, moltissime fabbriche meccaniche dovettero affrontare la riconversione da belliche a civili, tra queste ci fu anche la Piaggio che chiese ad un ingegnere aeronautico, Corradino D’Ascanio, un progettista di alcuni modelli sperimentali di elicotteri che odiava le motociclette, di inventare qualcosa di completamente nuovo e, come la storia poi dimostrerà rivoluzionaria. Il progetto prevedeva la scocca portante priva di struttura tubolare in acciaio e per questo senza il bisogno di scavalcare la moto per sedersi, azione detestata dal progettista, innovazione dovuta alle sue immense conoscenze aeronautiche. Per la sospensione anteriore si ispirò alle sospensioni dei carrelli degli aerei, il motore sfruttava dei concetti dei motori d’avviamento aeronautici. Altre soluzioni furono lo spostamento del cambio al manubrio, più pratico nell’utilizzo, il motore venne coperto da un telaio che evitava al pilota di sporcarsi i pantaloni con eventuali trasudi o perdite d’olio, venne aggiunta la ruota di scorta perché in quegli anni la maggior parte delle strade erano sterrate ed era facile bucare. La posizione di guida venne modellata sulla base di un uomo comodamente seduto su una poltrona, in modo che la guida prolungata molto più confortevole e meno affaticante. L’origine del nome è un po’ incerto, secondo la versione più famosa si deve ad un’esclamazione di Enrico Piaggio che vedendo il prototipo disse «sembra una vespa!» sia per il rombo del motore che per le forme della carrozzeria vista dall’altro con la parte centrale larga per accogliere il pilota ed una “vita” stretta. Negli anni il termine “Vespa” diventa conosciuto a livello mondiale, tanto da essere ad oggi trattato separatamente come un marchio del Gruppo Piaggio.

L’intento del Patron Piaggio all’avvio della produzione della “Vespa” non era avviare una casa motociclistica ma trovare una produzione momentanea, di largo consumo, per dar modo all’azienda di superare le secche del dopoguerra, per poter riprendere in seguito la tradizionale costruzione aeronautica, tant’è che già dal 1946 Enrico Piaggio propose a Moto Guzzi di distribuire il modello, questa proposta venne declinata per il parere negativo di Carlo Guzzi, contrario alle progettazioni esterne, e per la ferma opposizione di Giuseppe Guzzi ai motocicli a ruote basse per la loro instabilità  e di conseguenza la loro pericolosità. Per di più il primo lotto di pre-serie della “Vespa 98” non venne accolto con entusiasmo le tre versioni prodotte in 50 esemplari artigianalmente tant’è vero che gli ultimi esemplari vennero acquistati da dirigenti Piaggio dichiarando così la loro fiducia al progetto.

Nonostante questa falsa partenza Enrico Piaggio approvò l’allestimento della catena di montaggio per produrla in serie e chiese alla Lancia di aiutarli per l’inizio della commercializzazione, richiesta accettata ed infatti lo scooter venne ospitato nelle concessionarie Lancia, sottolineando la soluzione del telaio/carrozzeria a scocca portante, soluzione già sperimentata da Vincenzo Lancia nel 1923 sulla Lambda. Con questa collaborazione si avviò la produzione in serie con un primo lotto di 2500 esemplari dei quali 2181 vennero venduti nel solo 1946, esemplari quintuplicati nell’anno successivo con oltre 10000 unità vendute. Il modello del debutto era spinto da un 98cc, 2 tempi, tre marce, accensione a volano magnete, che sprigiona 3.2 CV di potenza a 4500 rpm, con velocità di 60 KM/h e consente di superare pendenze del 20%. Altra caratteristica era la posizione del motore che permette la trasmissione diretta dal cambio alla ruota senza catena, soluzione che fa parte della semplicità progettuale che ha favorito il successo mondiale della Vespa.

Dal 1963 vennero commercializzate le versioni 50cc, guidabile a 14 anni senza patente e senza passeggero, e la 125cc guidabile a 16 anni, e le versioni 150 e 200cc con l’autorizzazione al transito autostradale.

Dal 1950 la Vespa espande il suo raggio di vendita alla Germania, dal 1951 arriva in Gran Bretagna e Francia, nel 1953 sbarca in Spagna, Belgio, India e Brasile, successivamente posa le sue ruote in USA, Australia, SudAfrica, Iran e Cina.
Il modello subì degli aggiornamenti stilistici anche se le forme restano simili cambiano dei particolari tra cui la posizione del faro anteriore dalla posizione sul parafango anteriore al manubrio, cambio da 3 a 4 rapporti. La Vespa subirà un restyling profondo nel 1999.  L’unica rivale diretta dell’epoca è stata la Lambretta della Innocenti uscita di produzione in Italia nel 1971.

Dal 1999 la Vespa subisce un intervento radicale sia per quel che riguarda l’estetica sia per ciò che riguarda la meccanica. Per quanto riguarda la meccanica gli aggiornamenti più grandi riguardano il cambio passato da manuale a variazione continua (variatore) e passaggio delle motorizzazioni da 2 a 4 Tempi. All’EICMA di Milano del 2010 venne presentata la Vespa PX 150 che ricalca la PX degli anni ’80 in configurazione 2 Tempi con cambio al manubrio 4 marce.

Negli anni si sono susseguite tante versioni tra le quali le più celebri:

Vespa 50cc:
Vespa 50 “sportellino piccolo”, versione della Vespa V 50 caratterizzata da uno sportellino sul lato ispezione motore, cerchi da 9” in tinta, luce posteriore in metallo tondeggiante, motore 50cc da 1.5 CV con un peso di 66 KG.
Vespa 50S “sprint”, arrivata in contemporanea con la “sportellino Piccolo” rispetto a quest’ultima viene modificato il posteriore con linee più rotonde e sprintose ed un fanale posteriore di forma triangolare, rinnovato anche il fanale anteriore più piccolo ma con un fascio di luce maggiore.
Vespa 50 N “nuova”, le modifiche più importanti riguardano le coperture dei motori, una modifica ai primi tre rapporti del cambio in modo da facilitarne gli innesti, lo sportellino coprimotore resta piccolo ma è incernierato alla scocca.
Vespa 50 L “Lusso”,  rispetto alla Vespa 50 N riporta delle finiture più raffinate tra cui: la copertura delle pedane in alluminio e gomma, bordo del faro anteriore cromato, sella biposto e gancio portaborsa.
Vespa 50 R, versione rinnovata delle N e L, di cui eredita alcune caratteristiche, e si contrappone alla Special per la forma del faro anteriore tondeggiante.
Vespa 50 Special, prodotta come la R dal 1969 al 1983, si differenzia dalla R per il faro anteriore rettangolare ed il nasello di protezione del tubo di sterzo e clacson che era indistruttibile, la Special aveva la caratteristica dell’assenza degli indicatori di direzione.
Vespa PK 50, presentata come erede della 50 Special prodotta in tre versioni successive con cambio sia tre che 4 marce con il caratteristico faro tondo anteriore.

Vespa 125cc:

Vespa 125 Primavera, nata in sostituzione della Nuova 125 la “Primavera” ha una potenza maggiore rispetto alla precedente nonostante la cilindrata invariata a 121 cc, grazie al rapporto di compressione aumentato a 8.25 ci fu un incremento di potenza da 4,8 a 5.56 CV che permette una velocità massima di 92.3 Km/h.
Vespa 125 PK, erede designata della “Primavera” ne riprende la meccanica e in parte la filosofia di Vespa Small frame anche se non ha le stesse misure della “Primavera” e per questo è ideale per guidatori di qualsiasi taglia. Questo modello è proposto in due versioni S e base, che si differenziano per la mancanza degli indicatori di direzione e del vano portaoggetti dietro lo scudo anteriore sulla versione base.
Vespa PX 125/150/200, è la versione “nuova linea” e dato il nome incarna la Vespa del futuro declinata nelle tre motorizzazioni classiche per Piaggio 125, 150, 200 cc, con: un manubrio con una piega diversa, forcella anteriore antiaffondamento, fece dell’agilità il proprio punto forte su cui basò il suo successo.

 

Nella nuova era della Vespa vennero prodotte varie versioni tra cui:

Vespa ET4, è stata la prima Vespa dell’era 4 tempi nelle tre motorizzazioni 50, 125, 150 cc abbinati tutti alla sola trasmissione a variatore automatico.
Vespa GranTurismo, è il 138° modello realizzato nella storia, e porta al debutto alcune novità tecniche di rilievo tra cui il sistema di raffreddamento a liquido, freni a disco anteriori e posteriori e ruote da 12 pollici, ma venne confermata la scocca in acciaio portante. I motori disponibili sono il 125cc da 15 CV ed il 200cc da 20 CV, aveva il doppio cavalletto (laterale e centrale), il portapacchi in alluminio ed il vano sottosella che poteva contenere due caschi jet.

Vespa GTS, modello che inizialmente affiancò per poi sostituire la Granturismo nella sola motorizzazione 250ie.

Vespa GTS 300 Super, motorizzata con un 300cc ad iniezione elettronica che le ha dato un incremento di prestazioni soprattutto nello spunto da fermo tanto da meritarsi il titolo di “Bruciasemafori”.

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